Il generale Kesserling nelle sue memorie di guerra dedica poco spazio agli avvenimenti dell’8 settembre. Tuttavia dalla poche pagine ad esso dedicato è chiaro che gli avvenimenti di quella giornata fecero intuire al comandante delle truppe tedesche nel centro e sud Italia che il dado era tratto ovvero che il cambio di alleanza italiano era questione di ore. In particolare il bombardamento del suo QG di Tivoli e le cartine trovate a bordo degli aerei americani abbattuti gli fecero comprendere perfettamente che tale bombardamento era avvenuto in accordo con gli italiani:

“L’attacco fu per noi molto istruttivo, perchè su di una carta ritrovata in uno degli apparecchi abbattuti erano esattamente indicati il mio posto di comando e quello di Richthofen, il che permetteva di trarre deduzioni interessanti sul servizio di spionaggio e di informazioni anche da parte italiana. Esso pose fuori servizio il mio quartiere ge­nerale solo per breve tempo, prova questa della perfezione degli impianti di trasmissione delle notizie. Il re e Badoglio avevano au­torizzato l’incursione, sebbene io non avessi potuto oppormi, nè mi sarei opposto, alla preghiera di trasferire il mio quartier generale in una località meno popolosa. Unità di protezione antiaeree ed un reparto di pompieri di Roma si trovavano già all’ingresso della città quando io, pochi minuti dopo l’incursione, abbandonavo il mio posto di comando, e ciò denotava in modo sicuro che essa era nota in pre­cedenza. In tal modo italiani ed alleati avevano ormai scoperto le loro carte”

“Prevedevo che lo sbarco sarebbe avvenuto nella notte dall’8 al 9 settembre, d’accordo fra l’Italia e gli alleati. Ma anche dopo l’incur­sione aerea della mattinata non osservai alcun mutamento nel contegno delle autorità italiane. All’incontro con Roatta sul Monte Rotondo intervennero in mia vece il mio capo di stato maggiore ed il generale Toussaint, successore di von Rintelen. Io ebbi conver­sazioni telefoniche con tutti i comandanti al fronte, ordinai che le truppe rimanessero in stato di allarme, ed autorizzai l’immediato trasferimento del comando della marina tedesca nei dintorni di Fra­scati. In serata fui chiamato al telefono da Jodl, il quale mi chiese se un radiomessaggio sulla capitolazione dell’Italia corrispondesse a verità. Poiché non avevo alcuna informazione al riguardo, rimasi d’accordo di richiamare più tardi. Ad una mia domanda in propo­sito mi venne risposto in tono sorpreso che l’informazione della radio costituiva un voluto inganno, e che la guerra sarebbe stata conti­nuata. Chiesi allora categoricamente che la falsa notizia, atta a semi­nare il panico, venisse immediatamente smentita dal governo ita­liano. Non si giunse però a tanto, perchè nel frattempo il governo aveva dovuto riconoscere pubblicamente l’esistenza dell’accordo”.

(“Memorie di guerra” di Albert Kesserling)

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